Prisoner Of War Camps

I Campi prigionieri italiani per alleati

Secondo il resoconto della Croce Rossa, nel marzo del 1943 si contavano 59.042 prigionieri di guerra alleati, detenuti in 29 campi di prigionia in tutta Italia. Ma, a ben guardare e dagli ultimi sviluppi della storiografia, i campi erano molto di più e se ne contano una cinquantina. Come afferma Carlo Spartaco Capogreco nella sua opera I campi civili del Duce: “Alla vigilia dell'8 settembre 1943, nei campi italiani per prigionieri di guerra erano internati circa 70.000 militari alleati, distribuiti soprattutto nelle regioni più settentrionali del paese. Dagli studi disponibili e dai resoconti delle visite ai campi effettuate dalla Croce Rossa internazionale, risulta che, in linea di principio, nel trattamento dei militari nemici catturati le autorità italiane si richiamavano ai dettami della Convenzione di Ginevra. Tuttavia, tale richiamo non sempre venne rispettato nei fatti; anche perché dalla seconda metà del 1942 - l'afflusso di prigionieri superò a tal punto le previsioni numeriche della vigilia da mettere fortemente in crisi un'organizzazione già, di per sé, molto deficitaria. Particolarmente carenti (talvolta disastrose) furono le condizioni dei campi di transito situati in Libia e di quelli «di prima accoglienza» dell’Italia meridionale. Discrete erano invece le condizioni delle strutture «definitive», dislocate nell'Italia centro-settentrionale, che presentavano però notevoli differenze tra loro quanto ad alloggiamenti e condizioni di vita dei prigionieri - fra i quali, comunque, gli ufficiali ebbero sempre un trattamento privilegiato. In generale, dai rapporti redatti dai delegati della Croce Rossa, emerge una notevole differenza tra il trattamento concesso ai prigionieri britannici e francesi e quello riservato a jugoslavi e greci. Questi ultimi accolti solitamente in strutture precarie e fatiscenti, lamentarono spesso le violazioni degli articoli 36, 37, 38, 39, 40 e 41 della Convenzione di Ginevra. Anche quando si trovavano con inglesi e americani negli stessi campi, la loro condizione risultava particolarmente penosa. In generale, a parte qualche comportamento di tipo razzista nei confronti di indiani e sudafricani, l’atteggiamento degli italiani verso i prigionieri fu piuttosto corretto”.  

Di seguito l’elenco con alcune indicazioni e illustrazioni.

  

Campo per prigionieri di guerra n. 5 Forte di Gavi (Alessandria)

Il campo P.G. N. 5 di Forte di Gavi viene aperto nel giugno del 1941 e, nel marzo del 1943, viene descritto come campo per ufficiali con una capienza di 200 posti. Nel periodo preso in considerazione (marzo 1942 - marzo 1943), il campo non è però presente negli elenchi che vanno da marzo a giugno 1942 (elenchi che comprendono tutti i campi P.G. in funzione). Il campo è citato anche nell'elenco del 26 gennaio 1942. Un dato interessante: viene indicato come campo per prigionieri di guerra alleati segnalati come "turbolenti" (tali ufficiali saranno raccolti nel campo n. 5 non appena sarà approntato). Da luglio 1942 al 31 marzo del 1943, la media degli internati è di circa 200 persone. Tranne per due P.G. ex jugoslavi e 3 greci, tutti gli altri sono prigionieri di guerra inglesi e alleati (neozelandesi, sudafricani e altre nazionalità).

The Hell Camp. Il Forte di Gavi campo di prigionia nella seconda guerra mondiale

 

Campo per prigionieri di guerra n. 10 Acquapendente (Viterbo)

Secondo un documento dell'Ufficio prigionieri di guerra dello Stato Maggiore del Regio Esercito, Il campo P.G. N. 10 di Acquapendente, in provincia di Viterbo, entra in funzione nel marzo del 1943). In realtà, della progettazione di questo campo si inizia a parlare già nell'aprile del 1942, quindi un anno prima della sua entrata in funzione.

 

Campo per prigionieri di guerra n. 12 Candeli /Vincigliata (Firenze)

Il castello di Vincigliata fu requisito dal governo italiano durante la seconda guerra mondiale e adibito a campo di prigionia per militari di alto rango, assumendo il nome di “P.G. 12 Vincigliata”. Si trattava di un campo per prigionieri di guerra molto più piccolo degli altri, accoglieva, infatti, circa venticinque prigionieri alla volta.

Tra il 1941 e il 1943 il castello ospitò alcuni ufficiali britannici e del Commonwealth di alto rango, catturati nell’ambito della campagna del Nord Africa e in parte provenienti da Villa Orsini, Sulmona. Nella città abruzzese era stato istituito un grande campo di prigionia (campo P.G n. 078, località Fonte D’Amore, Sulmona) per ufficiali, sottoufficiali e truppa di diversa provenienza, che aveva una capacità complessiva di oltre 3.000 posti. Alcuni alti ufficiali britannici erano stati imprigionati presso Villa Orsini (Sulmona). All’inizio del 1942, con la riorganizzazione del sistema dei campi, un piccolo numero di alti ufficiali e sottufficiali assicurati presso Villa Orsini furono mandati più a nord, nel castello di Vincigliata.

L'8 settembre 1943, il capitano incaricato del Castello di Vincigliata annunciò ai prigionieri la firma dell’Armistizio di Cassibile. Nei giorni immediatamente successivi l’8 settembre, quasi cinquantamila prigionieri di guerra alleati che si trovavano in mano italiana “varcarono il recinto” dei campi di prigionia: senza ordini, senza indicazioni, con una scarsa o nulla conoscenza del luogo in cui si trovavano, furono aiutati da decine di migliaia di italiani che li nascosero, sfamarono e aiutarono a rimanere in vita e a non cadere nelle mani dei tedeschi.

La mattina del 10 settembre, nonostante lo Stato Maggiore inglese avesse ordinato ai suoi soldati di non fuggire dai campi, fu organizzata l’evasione dei prigionieri presenti a Vincigliata: il generale Chiappe, comandante delle truppe italiane, fece trasferire a Firenze gli 11 ufficiali e i 14 militari di grado diverso presenti in quel momento nel campo, con l’intenzione di farli salire sul primo treno diretto a Roma. Tuttavia, una volta giunti al Quartier generale italiano a Firenze, i generali furono informati del fatto che i tedeschi si stavano avvicinando alla città e che la strada per Roma era bloccata. L’unica opzione, secondo il generale Chiappe, era dirigersi in treno verso Arezzo, non ancora occupata dai tedeschi, dove sarebbero stati liberati. Ad Arezzo il gruppo di ex prigionieri fu aiutato da partigiani locali a raggiungere l’Eremo di Camaldoli, nelle foreste Casentinesi, prima tappa del loro lungo viaggio verso la libertà.

Il gruppo, poi denominato “General’s Party”, comprendeva inizialmente 11 ufficiali e 14 soldati, tutti, eccetto uno, catturati dai tedeschi in Africa del Nord e consegnati agli italiani. Questi i membri del gruppo: il tenente generale Philip Neame comandante in capo e governatore della Cirenaica; il tenente generale Richard (Dick) O’Connor; il generale di brigata J. Combe; il tenente Thomas Daniel Sixth, conte di Ranfurly, aiutante di campo del generale O’Connor (tutti arrestati dai tedeschi il 7 aprile 1941 in Libia e consegnati agli italiani); i generali di brigata D.A.Stirling, E.W.D. Vaugham e E. Joseph Todhunter; il maresciallo dell’aria Ower Tudor Boyd; il maggiore generale Gambier Parry.

 

  

  Castello di Vincigliata (Firenze) P.G. 12

 

Campo per prigionieri di guerra n. 17 Rezzanello (Piacenza)

Ufficiali sudafricani

 

Campo per prigionieri di guerra n. 19 Caserma Due Madonne Bologna

Si stabilisce che la caserma funzionale Due Madonne di Bologna sarà adibita quale sede di campo di concentramento per 1.000 ufficiali e 250 uomini di truppa prigionieri di guerra.

 

Campo per prigionieri di guerra n. 21 (Chieti)

Nel marzo del 1943 il campo viene descritto con una capacità di 1.000 posti (per gli ufficiali di grado superiore) e risulta accantonato (cioè in edifici in muratura e non in baracche o tende).Gli internati sono in grande maggioranza ufficiali inglesi. Ma non mancano alcuni P.G. delle altre nazionalità facenti parte dell'esercito alleato. Il 31 marzo 1943 ci sono 1.296 prigionieri di guerra così suddivisi:

54 ufficiali superiori inglesi

844 ufficiali inferiori inglesi

260 sottufficiali e truppa inglesi

3 ufficiali inferiori canadesi

1 ufficiale superiore neozelandese

1 ufficiale inferiore neozelandese

50 sottufficiali e truppa sudafricani (bianchi)

2 ufficiali superiori americani

59 ufficiali inferiore americani

22 sottufficiali e truppa americani

 

Veduta del campo di internamento di Chieti Scalo, cartolina d’epoca

 

Campo prigionieri di guerra n. 27 San Romano (Pisa)

Il campo P.G. N. 27 nella frazione di San Romano del comune di Montopoli in Val d'Arno, è un piccolo campo (49 posti) per ufficiali aperto nel novembre del 1941.Nel marzo del 1942 sono internati a San Romano 7 ufficiali inglesi e 57 prigionieri di guerra greci (1 ufficiale superiore, 26 ufficiali inferiori e 14 soldati di truppa). Qualche mese dopo, esattamente il primo luglio del 1942, nel campo sono presenti solo militari greci. 

Da questo momento in poi, e fino al marzo del 1943, il campo è destinato esclusivamente ai prigionieri di guerra di nazionalità greca. Tuttavia, nello specchio del 31 gennaio del 1943 alcuni prigionieri greci non sono più considerati militari, ma internati civili. Questa 'trasformazione' (da prigionieri di guerra a internato civile), non riguarda però tutti i 47 greci presenti in quel momento nel campo di San Romano, bensi solo 12 di essi.

 

Campo prigionieri di guerra n. 29 Veano (Piacenza)

Secondo alcune informazioni reperite sul web il campo P.G. N. 29 si trova presso la villa Albertoni di Veano, frazione del comune di Vigolzone in provincia di Piacenza. Risulta in funzione dal maggio del 1941 ed ha una capacità di 200 posti per ufficiali prigionieri di guerra. In realtà, negli elenchi con il numero di prigionieri di guerra che lo Stato Maggiore del Regio Esercito dirama ogni quindici giorni, il campo N. 29 non compare nei mesi di marzo e aprile del 1942. Resta quindi ancora da verificare se l'indicazione della data di apertura sia un errore dei documenti oppure no.

In ogni caso, il primo maggio del 1942 a Veano ci sono 75 prigionieri di guerra di cui, 70 inglesi, 2 australiani, e sudafricani e uno di altra nazionalità (neozelandese o canadese o altri britannici). Il mese successivo, gli internati sono raddoppiati (156), fino ad arrivare al numero di 271 il 28 febbraio del 1943. Quel giorno al campo P.G. di Veano ci sono 3 generali, 192 ufficiali superiori, 6 ufficiali inferiori e 59 tra sottufficiali e truppa, di tutti di nazionalità inglese. Oltre a 3 australiani, 2 canadesi, 3 neozelandesi, 2 sudafricani bianchi e uno di nazionalità non specificata.

 

 Il campo di concentramento n. 29 di Veano

 

Campo per prigionieri di guerra n. 35 Padula

Sottoposto alla sorveglianza della Difesa Territoriale di Napoli, il campo P.G. N. 35 di Padula entra in funzione nel maggio del 1942 per prigionieri di guerra di grado superiore dell'esercito inglese ed alleato. Ha una capacità di 490 posti (per i soli ufficiali di grado superiore. Il primo dato che abbiamo a disposizione sul numero, grado e nazionalità dei prigionieri risale all'aprile del 1942. A quella data nel campo ci sono 468 prigionieri, così suddividi: 315 inglesi (di cui 253 ufficiali), 5 australiani (di cui 4 ufficiali), 36 indiani (di cui 33 ufficiali), sudafricani (di cui 61 ufficiali), 40 di altre nazionalità (neozelandesi, canadesi, altri britannici, ecc., di cui 33 ufficiali)

Alla fine dello stesso mese, cioè nell'aprile del 1942, lo Stato maggiore del Regio Esercito decide di raggruppare nei campi gli ufficiali appartenenti alla stessa nazionalità. A Padula sono destinati - almeno in parte - i P.G. inglesi (gli altri campi per inglesi sono il numero 41 di Montalbo e il numero 29 di Veano. Così, il 31 marzo del 1943 (l'ultimo dato disponibile della nostra ricerca), i prigionieri di guerra di Padula sono 610, così suddivisi: 580 inglesi (di cui 2 generali), 5 canadesi, 11 neozelandesi, 10 sudafricani bianchi, 2 sudafricani di colore, 1 indiano, e 1 di altra nazionalità non specificata. Di questi prigionieri, circa 150 sono militari semplici con il compito di attendenti per i loro superiori.

 

Campo prigionieri di guerra n. 38 Poppi (Arezzo)

Un documento del 28 aprile 1942, sembra destinare il campo di Poppi in particolare agli ufficiali di nazionalità neozelandese. Viene quindi disposto il trasferimento a Poppi di 12 ufficiali neozelandesi provenienti dai campi di Sulmona, Montalbo e Torre Tresca. Contemporaneamente, due ufficiali inglesi presenti a Poppi vengono inviati al campo N. 35 di Padula, destinato prevalentemente a prigionieri di guerra inglesi.

Il 31 marzo del 1943, vi sono internati 114 prigionieri di guerra, così suddivisi: 82 ufficiali superiori inglesi, 2 soldati canadesi, 2 sottufficiali australiani, un ufficiale e un sottufficiale canadesi, 7 sottufficiali neozelandesi, 2 ufficiali e 15 sottufficiali sudafricani bianchi, un ufficiale indiano e 2 americani. Tuttavia, ulteriori cambiamenti avvengono nei mesi successivi riguardo la provenienza nazionale dei prigionieri di guerra del campo N. 38. Alla fine di novembre si registra un dimezzamento nelle presenze, dovuto principalmente alla partenza degli ufficiali neozelandesi, successivamente rimpiazzati da prigionieri di nazionalità sudafricana e inglese.

A Poppi viene internato per un certo periodo anche un giornalista americano catturato dagli italiani durante le operazioni militari in Africa Settentrionale. Il suo nome è Denny Harold e - dopo un periodo trascorso a Poppi - su disposizione del Ministero degli Esteri viene trasferito a Perugia, presso l'Albergo Brufani.

Nel settembre 1943, nel campo di concentramento di Poppi sono presenti anche dei militari greci, considerati internati civili di guerra.

 

Campo PG 38 - Villa Ascensione Poppi

 

Campo di prigionieri di guerra n. 41 Montalbo (Ziano Piacentino)

A Montalbo, nel comune di Ziano Piacentino, è in funzione dal giugno del 1941 il campo P.G. N. 41.Con una capacità di 150 posti è destinato a prigionieri di guerra di grado superiore dell'esercito inglese e alleato. Il numero di prigionieri internati a Montalbo oscilla tra i 203 del primo marzo 1942, e i 174 dell'anno successivo.

Tra aprile e maggio del 1942, l'Ufficio Prigionieri di guerra dello Stato Maggiore del Regio Esercito, raggruppa nei campi gli ufficiali appartenenti alla stessa nazionalità. Il campo N. 41 sembra destinato a internare soprattutto ufficiali inglesi che vengono qui convogliati dal campo N. 78 di Sulmona, mentre gli ufficiali sudafricani vengono inviati nel campo N. 17 di Rezzanello, cinque ufficiali neozelandesi nel campo N. 38 di Poppi, e i 5 australiani a loro volta destinati al campo di Sulmona.

Ma, nel marzo del 1943, l'Ufficio Prigionieri di guerra dello Stato Maggiore dell'esercito decide di trasferire tutti gli ufficiali britannici del campo di Montalbo al nuovo campo P.G. n. 49 di Fontanellato.

 

 Castello di Montalbo

 

Campo per prigionieri di guerra n. 47  Modena

l campo P.G. N. 47 di Modena entra in funzione nel mese di ottobre 1942. Ha una capacità di 1.000 posti. I primi internati sono soprattutto prigionieri di guerra neozelandesi e sudafricani. Il 31 marzo 1943, dopo circa sei mesi di funzionamento, nel campo ci sono 1.248 P.G., così distribuiti: 50 inglesi, 2 australiani, 2 canadesi, 236 neozelandesi, 954 sudafricani bianchi, 4 indiani.

    

 Funzione religiosa al campo PG 47, foto Gazzetta di Modena

 

Campo per prigionieri di guerra n. 49 Fontanellato

Del campo si cominciò a parlare per la prima volta in un documento del 5 aprile 1942, quando l’ufficio prigionieri stabili di trasformare l’orfanotrofio di Fontanellato di proprietà dei Padri Domenicani, in un campo di prigionia per circa 4/500 ufficiali britannici. Esso era posto all’ingresso del paese, nell’edificio che ora si chiama Centro Cardinal Ferrari. 

Il campo entrò in funzione il 31 marzo 1942 e a quella data i prigionieri erano 385 di cui 318 inglesi, 62 sudafricani, 2 canadesi, 1 australiani, 1 neozelandese e 1 mediorientale. Molto probabilmente si trattava di inglesi già detenuti nei campi di Rezzanello (P.G. 17) e di Montalbo (P.G. 41). Il loro numero aumentò molto velocemente a metà maggio i prigionieri erano 536, a fine luglio erano 624 ai primi giorni di settembre erano 700.

Il campo durante la sua vita ebbe un solo comandante il Tenente colonnello Eugenio Vicedomini. Ai suoi ordini c’erano sei ufficiali, un sergente maggiore, che faceva da interprete e circa sessanta militari, addetti alla sorveglianza dei prigionieri. Lo stesso era dotato di una cappella per gli ufficiali cattolici dove si celebrava la messa domenicale oltre a due stanze per i riformati. Era inoltre dotato di un ambulatorio medico e dentistico gestito da un ufficiale medico italiano e di un barbiere.

La mensa era gestita da un ufficiale belga che aveva contatti con produttori locali, quindi con l’esterno. I prigionieri affermano che il cibo era di buona qualità, ma le porzioni non erano molto abbondanti. L’accesso alle aree verdi interne al campo era limitato, due ore al mattino e altre due al pomeriggio, con gruppi di 100 prigionieri alla volta. Le “sgambate” settimanali: 140 prigionieri per gruppo, potevano camminare per la campagna circostante, accompagnati dalle guardie, a patto che giurassero sul loro onore di non scappare.

 

   Campo 49 Fontanellato showing escape route from sports field to barbed wire. Two officers escaped this way after hiding in a hole during exercise period.

 

Campo per prigionieri di guerra n. 50 caserma Genova Cavalleria Roma

Il campo P.G. N. 50 - in funzione dal maggio del 1941 - si trova a Roma in un luogo indicato come Centro Raccolta Caserma Genova Cavalleria. Ufficialmente è un campo contumaciale e di smistamento con una capacità di 6 posti per ufficiali e 20 per sottufficiali e truppa. Grazie a un documento dell'Ufficio Prigionieri di Guerra dello Stato Maggiore del Regio Esercito, si scopre che il campo P.G. N. 50 è collocato presso la "Casermetta D della Caserma Macao, e che è adibito a centro di raccolta dove vengono fatti affluire i generali e alcuni ufficiali superiori mano a mano che giungono dall'africa Settentrionale per essere sottoposti a un periodo d'interrogatorio da parte degli organi del S.I.E." (cioè del Servizio Informazioni dell'Esercito, i servizi segreti militari).

Dai documenti fino ad oggi consultati, la presenza di due generali inglesi è documentata nel luglio del 1942. Mese in cui sono solo 3 gli internati alla Casermetta D, il terzo essendo un ufficiale inferiore serbo. Diverse sono le nazionalità dei prigionieri di guerra che si susseguono, piuttosto rapidamente, nel campo. Ad esempio, al 30 settembre 1942, risultano internati 10 soldati di truppa mediorientali, 3 sudafricani e un sottufficiale inglese.Da una ricerca sul web, la Caserma Macao risulta essere oggi la Caserma Castro Pretorio. 

 

Campo per prigionieri di guerra n. 51 Villa Serena Altamura

I primi prigionieri di guerra arrivano ad Altamura nell'agosto del 1942. Lo specchio del primo settembre riporta la cifra di 505 P.G., e sono quasi tutti di nazionalità indiana (facenti parte dell'esercito inglese).

"sezione dedicata in allestimento"

 

Campo per prigionieri di guerra n. 52 Pian di Coreglia (Genova)

Il Campo 52 è stato il più grande campo di concentramento della Liguria per prigionieri di guerra alleati e, dopo l'8 settembre 1943, per internati civili, fra cui cittadini ebrei. Situato a Pian di Coreglia (Genova), ha rappresentato un cammino di sofferenze e di dolore, ma anche di riscatto e di gioia, lungo più di mille giorni. Un microcosmo di uomini e di donne vittime di uno scontro che nessuno di loro ha voluto, ma soltanto subito, durante gli anni della Seconda guerra mondiale. Attraverso la ricostruzione di quanto accaduto in quegli anni di guerra, Campo 52 diventa così il testimone di una pagina di storia che si fa palcoscenico di umanità varia in cui onesti e coraggiosi, criminali e vigliacchi si alternano sulla scena e fanno da sfondo alla storia di due giovani capaci di sopravvivere alle crudeltà della guerra e a far vincere l'amore.

Il Campo Prigionieri di Guerra, questa la dizione sulle intestazioni cartacee, sarà utilizzato per la detenzione dei prigionieri catturati al fronte africano, per lo più militari dell'esercito inglese o di stati alleati del Commonwealth. Tra il 1941 e l'8 settembre del 1943 passeranno nella struttura circa quindicimila prigionieri, la capienza delle strutture poteva accoglierne poco meno di 4.000. 
Durante questo periodo la qualità della vita e della detenzione era di buona qualità, i trattati internazionali erano rispettati ed i sopralluoghi della Croce Rossa Internazionale vigilavano costantemente il campo. 
Secondo un documento del febbraio 1943, dal campo di Pian di Coreglia vengono prelevati 75 prigionieri di nazionalità sudafricana (bianchi) che saranno utilizzati come lavoratori dalla ditta Francesco Accati nei lavori di costruzione del nuovo tiro a segno di Torino nel P.G. N. 52 ci sono 3.438 militari inglesi o dei paesi alleati.     

 

 Baracche del campo PG 52

Campo per prigionieri di guerra n. 53 - Sforzacosta (Macerata)

A Sforzacosta, frazione del Comune di Macerata, un vecchio opificio fu trasformato nel 1940 in un campo di internamento per prigionieri di guerra inglesi. Uno di questi era Raymond Ellis, che nelle sue memorie ci racconta molti particolari delle condizioni di vita nel campo: "Il campo di concentramento P.G. 53 era tutto fuorché accogliente.

Era un complesso di quattro o cinque grandi magazzini: edifici alti, di mattoni, privi di finestre, col pavimento di cemento. La superficie interna di quegli squallidi edifici era interamente occupata da castelli di legno a tre piani, disposti in lunghe file, talmente ravvicinate che lo spazio tra l’una e l’altra non era tale da consentire il passaggio di due uomini affiancati" (Ellis 2001, p.31). Il perimetro del campo era cinto da un alto reticolato, davanti al quale correva un filo metallico collegato alla spoletta di una mina.

I prigionieri venivano fin da subito avvertiti che le sentinelle avevano l’ordine di sparare a chiunque tentasse di oltrepassare quel filo. La situazione igienico-sanitaria era davvero drammatica: sovraffollamento, mancanza di riscaldamento, carenza alimentare, malattie. Era permesso muoversi con una certa libertà all’interno dello spiazzo polveroso dove veniva effettuato l’appello. Ellis ricorda che poche erano le attività da fare: "In quel periodo circolavano pochi libri nel campo; a dire il vero non c’era nulla lì con cui far passare il tempo, ma più tardi alcuni di noi si ingegnarono a fabbricare carte da gioco e perfino giochi da tavolo, come il Ludo. (…) Insomma, passavamo la maggior parte del tempo chiacchierando" (Ellis 2001, p.33-34).

 

Campo per prigionieri di guerra n. 54 Campo Passo Corese (Rieti)

Il campo P.G. N. 54 di Passo Corese, nel comune di Fara Sabina oggi provincia di Rieti, entra in funzione nel luglio 1942. Gli internati sono prigionieri di guerra di grado inferiore (sottufficiali e truppa). Il campo è attendato e ha una capienza di 6.000 posti. In previsione dell'inverno, si dispone che il campo venga trasformato in baraccato.  A questo scopo - trasformare il campo da attendato a baraccato - si autorizza l'utilizzazione di 2.000 P.G. come lavoratori. Il 31 dicembre del 1942, oltre a sollecitare i lavori di costruzione delle baracche, viene proposto di non smontare le tende in modo da portare la capacità complessiva del campo a 10.000 posti.

Il primo settembre del 1942 nel campo P.G. N. 54 ci sono 2.626 prigionieri di guerra (1.294 inglesi, 1.323 sudafricani e 9 di altre nazionalità). Nel marzo del 1943 il numero degli internati è salito a 4.154 (2.328 inglesi, 1.810 sudafricani bianchi, 5 sudafricani di colore, 1 australiano, 8 neozelandesi, 1 cipriota, 1 mediorientale. Questo campo viene utilizzato dalle autorità militari italiane anche per reperire mano d'opera da avviare verso altri luoghi. Il 14 settembre 1942, un telegramma dell'Ufficio prigionieri di guerra dispone la costituzione di due nuclei di 200 internati ciascuno, "possibilmente volontari idonei esercitare mestieri", da avviare per i lavori di costruzione ai campi.

Il giorno di Natale del 1942, su richiesta dell'Azienda Carboni Italiani, il XVII Corpo d'Armata da cui dipende il campo di Passo Corese, organizza un nucleo di 700 prigionieri di guerra "di nazionalità sud-africana (razza bianca) - preferibilmente volontari - di mestiere agricoltori, sterratori, manovali o esercitanti attività affini, tratti dal campo n. 54, da avviare al più presto  (Sardegna) dipendente dal dipendente dal campo P.G. N. 110"

Il trasferimento dei 700 prigionieri di guerra dal campo P.G. N. 54 al campo per prigionieri di guerra di Carbonia P.G. 110 da cui dipende il distaccamento di lavoro di Bacu Abis è confermato dallo specchio sul numero dei P.G. del 31 gennaio 1943.Nel gennaio del 1943 si richiedono 250 prigionieri di guerra sudafricani bianchi da avviare presso un distaccamento di lavoro a Sesto San Giovanni (purtroppo nel documento non è specificata l'azienda). Dislocato a 35 km da Roma 4.000 inglesi, sudafricani e Ghurka, provenienti dalla resa di Tobruk , composto da tendopoli e pessime condizioni per la carenza di cibo. Molti prigionieri dopo l’8 settembre fuggirono rifugiandosi sulle montagne appenniniche. Questo campo è stato completamente evacuato nel gennaio 1944.

 

Campo per prigionieri di guerra n. 57 Grupignano (Udine)

Il campo POW PG 57 si trova in località Campo San Mauro, nel comune di Premariacco, (UD), a circa 130 Km ad est di Venezia. Molti britannici, australiani e neo-zelandesi furono catturati come prigionieri di guerra, per poi essere mandati in campi di prigionia italiani, tra i quali c’era il Campo P.G. 57.

Tra il 24 Ottobre 1941 e il 13 Settembre 1943, furono quasi 5000 i prigionieri detenuti al Campo P.G. 57, sotto la stretta sorveglianza di guardie ed ufficiali. La maggior parte erano ANZAC (Australian and New Zealand Army Corps - Corpo di spedizione Australiano e Neozelandese). 

 

 

Campo per prigionieri di guerra n. 59 Servigliano (Ascoli Piceno)

Ha accolto fino a 5.000 prigionieri (greci, maltesi, ciprioti, inglesi, americani, francesi, slavi).

Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, le baracche ancora esistenti vennero riattivate e dal 5 gennaio 1941 venne aperto come campo di prigionia di guerra, ospitando dapprima circa 2000 greci (dal febbraio al dicembre 1941) e quindi (a partire dal febbraio 1942) circa 2000 tra inglesi e americani. Il 14 settembre 1943, pochi giorni dopo l'armistizio, i prigionieri fuggirono alla notizia dell'imminente arrivo delle truppe tedesche, approfittando della confusione, attraverso un foro praticato sul muro di cinta e si dispersero nelle campagne circostanti, riversandosi nella vallata del Tenna e ricevendo accoglienza e solidarietà da parte della gente comune, in modo particolare dei contadini. Tra il 3 e il 5 ottobre il campo fu occupato dalle truppe tedesche.

 

  Il campo di Servigliano

 

Campo per prigionieri di guerra n. 60 Colle Compito (Lucca)

In funzione dal luglio del 1942, il campo P.G. N. 60 di Colle Compito - una frazione del comune di Capannori in provincia di Lucca - è predisposto per internare sottufficiali e soldati semplici prigionieri di guerra degli italiani durante la Seconda guerra mondiale. Il campo è costituito da tende. Il primo agosto 1942 sono presenti nel campo 2.465 prigionieri di guerra, che salgono a 3.970 il successivo 30 settembre. In quella data i p.g. sono così suddivisi: 2.224 inglesi, 1.737 sudafricani, 3 mediorientali, 2 indiani, 3 serbi e 1 di nazionalità non specificata.

                               

     Quello che rimane del campo di Colle Compito

 

Campo per prigionieri di guerra n. 62 Grumello del Piano

Vicino a Bergamo. Per lo più indiani e ciprioti. Sette campi di lavoro satellitari, tra cui Gamba, Cremona e Torbole.

  

  Campo di concentramento militare di Grumello del Piano, archivio di Storylab 

 

Campo per prigionieri di guerra n. 63 Marinaro Aversa (Arezzo)

In funzione dall'ottobre del 1942, il campo per prigionieri di guerra P.G. N. 63 di Carinaro ha una capienza dichiarata (nel dicembre del 1942) di 1.000 posti, 500 per ufficiali e 500 per sottufficiali e truppa. Infatti è un campo destinato sia agli ufficiali di grado superiore, sia a quelli di grado inferiore (come solo altri due campi, almeno ufficialmente, cioè quello di Sulmona e quello di Grupignano). E' un campo fatto di baracche. I primi dati sull'internamento di prigionieri di guerra nel campo di Carinaro risalgono al 30 settembre 1942. In quel giorno i prigionieri di guerra sono 600, così divisi: 2 inglesi, 7 australiani, 252 sudafricani e 339 indiani. Il mese successivo vengono trasferiti altrove tutti i prigionieri di guerra di nazionalità diversa da quella indiana (intesi come appartenenti all'esercito indo-britannico). Da questo momento in poi (almeno fino al 31 marzo del 1943), nel campo P.G. N. 63 di Carinaro si registrano le presenze - che raddoppiano tra dicembre '42 e gennaio '43 - di soli prigionieri di guerra indiani (tranne un solo P.G. definito "mediorientale").

 

Campo per prigionieri di guerra n. 65 Gravina – Altamura

Vedi nell’altra sezione del sito.

 

Campo per prigionieri di guerra n. 66 Capua

La sua funzione sembra essere quella di raccogliere e poi smistare in altri luoghi i prigionieri di guerra provenienti dai campi dell'Africa settentrionale. Il primo settembre del 1942, il campo P.G. N. 66 arriva a contenere 7.580 prigionieri divisi, in quella data, nelle seguenti nazionalità: 6.721 inglesi (tra cui un generale), 8 australiani, 329 indiani, 453 sudafricani, 62 di altre nazionalità (cui vanno aggiunti anche 7 P.G. serbi).

 

 

Campo per prigionieri di guerra n. 68 Vetralla (Viterbo)

Il campo per prigionieri di guerra P.G. N. 68 di Vetralla, in provincia di Viterbo entra in funzione il 1 giorno di luglio del 1942 e viene chiuso poco più di sei mesi dopo, esattamente il 10 gennaio 1943.I primi 200 prigionieri di guerra (inglesi utilizzati per la costruzione del campo) sono presenti a Vetralla il primo agosto del 1942. A ottobre, il comandante del campo, il colonnello Alfredo Mercurelli, comunica la fuga di un prigioniero addetto alla costruzione del campo.I lavori sembrano proseguire fino a novembre, quando nel campo arrivano poco meno di duemila prigionieri di guerra inglesi. Poi, in maniera improvvisa, un ordine dell'Ufficio Prigionieri di Guerra dello Stato Maggiore del Regio Esercito, decreta la chiusura del campo perché - dice il documento - destinato ad altro uso. Il documento, datato 20 dicembre 1942, descrive in modo minuzioso cosa fare dei prigionieri e di tutto il materiale presente nel campo (compresi i pacchi della Croce Rossa inviati agli internati). Queste le principali diposizioni:

850 pg. (compresi tutti i sudafricani bianchi) trasferiti al campo P.G. N. 52 di Pian di Coreglia

500 pg. al campo P.G. N. 73 di Carpi.

500 p.g (compresi i neozelandesi, gli australiani e il pg cinese) al campo P.G. N. 57 di Grupignano

500 pg. al campo P.G. N. 70 di Monte Urano

500 pg (compresi tutti i ciprioti) al campo P.G. N. 65 di Gravina in Puglia

200 pg (costituenti il nucleo di lavoratori già impiegati per la costruzione del campo) al costruendo campo P.G. N. 10 di Acquapendente.

 

Quello che rimane del campo n.68

 

Campo per prigionieri di guerra n. 70 - Monte Urano Fermo

Sembra sia stato inaugurato nell’agosto del 1942 e al suo interno furono internati prigionieri di diverse nazionalità fino alla massima capacità di 8.000 presenze. Questo campo, come del resto anche quello di Servigliano, era destinato al concentramento e smistamento dei malcapitati. I prigionieri stavano qui per un certo periodo e poi erano inviati ai lager tedeschi, previo passaggio obbligato per i campi di raccolta di Suzzarra (Mantova) o Fossoli (Modena). Proprio per questo motivo, molti degli internati cercavano la fuga nelle campagne marchigiane, prima di essere trasferiti altrove, sperando di rifugiarsi in qualche casolare grazie alla benevolenza degli abitanti del luogo. E’ quello che accadde anche a Ken de Souza aviatore inglese che arrivò al campo di Fermo sul finire del 1942: “su alcuni camion attraversammo campagne meravigliose dove vive gente che nutre grande amore per i sofferenti”.

 

Campo per prigionieri di guerra n. 71  Aversa

In funzione dall’aprile 1941

 

Campo per prigionieri di guerra n. 73 Fossoli (Carpi)

A circa sei chilometri da Carpi, in località Fossoli, è ancora visibile il Campo costruito nel 1942 dal Regio Esercito per imprigionare i militari nemici (Pg.73). I prigionieri a Fossoli erano quasi esclusivamente di nazionalità britannica e appartenevano all’VIII Armata fatti prigionieri in Africa settentrionale; alcuni altri provenivano dalle colonie, dai dominions e da nazioni alleate. Il Campo si riempì di prigionieri rapidamente. A fine settembre, due mesi dopo l’apertura, la tendopoli era già abitata da 3.129 prigionieri (1.374 nella sezione I, compresi 147 feriti, e 1.788 nella sezione II, compresi 158 feriti; 33 si trovavano, temporaneamente, ricoverati in ospedale per malattia o per curare le ferite riportate sul campo di battaglia. Cifra destinato a crescere rapidamente: infatti all’inizio di dicembre il campo aveva raggiunto le 4.008 unità (compresi i 116 soldati convalescenti negli ospedali di Parma e di Piacenza) e nel marzo 1943 erano addirittura 5.106 gli uomini a Fossoli, sebbene alcune centinaia degli assegnati fossero in realtà ricoverati negli ospedali di Parma, Piacenza, Carpi e Modena. Il campo di Fossoli, progettato per accogliere 4.000 persone soffrì di sovraffollamento per quasi tutto il periodo in cui rimase attivo tra il luglio del 1942 e il settembre del 1943, alimentando il malumore tra i prigionieri e irritazione tra i rappresentanti della Legazione svizzera, che solo a primavera 1943 inoltrata poterono registrare una sensibile diminuzione dei prigionieri, grazie soprattutto al trasferimento di molti pow in campi dove era possibile accedere al lavoro agricolo. Fu proprio a causa del sovraffollamento che le istallazioni destinati originariamente a uso collettivo per i pow vennero temporaneamente riservate ai nuovi prigionieri che giungevano a Fossoli. Non tutti provenivano dal fronte nel nord Africa. Sul finire del 1942 era presente a Fossoli un piccolo contingenti di 213 prigionieri, in prevalenza britannici, appartenenti alla 51st Highland Division, provenienti dalla Francia occupata dall’esercito italiano.

 

 

 Copertina pubblicazione di Marco Minardi “I nemici. I prigionieri del PG 73

 

Campo per prigionieri di guerra n. 75 Torre Tresca - Bari

 

  Campo nº 75 per i prigionieri di guerra di Torre Tresca (Bari), tra il 1941 ed il 1943. Foto H R Dixon

 "Sezione dedicata in allestimento"

Campo per prigionieri di guerra n. 77 Pissignano

Il campo P.G. N. 77 di Pissignano, frazione del comune di Campello sul Clitunno in provincia di Perugia, entra ufficialmente in funzione nell'agosto del 1942. Nel marzo del 1943 viene descritto come un campo attendato della capienza di 4.000 posti, riservato a sottufficiali e truppa.  Il 30 settembre 1942 è accertata la presenza di 168 inglesi e 40 sudafricani. Dal mese successivo e fino a gennaio del 1943, nel campo risultano presenti poco più di 60 P.G.,     sempre suddivisi tra inglesi e sudafricani.

 

 

 Monumento ai prigionieri di Pissignano- Pietre della memoria

 

Campo per prigionieri di guerra n. 78 Sulmona

Dislocato a Sulmona servito come un campo di prigionia in entrambe le guerre mondiali.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, fu sede di ben 3.000 ufficiali britannici e del Commonwealth e soldati catturati in Nord Africa. Dopo l’8 settembre 1943, i detenuti di Sulmona sentirono voci di imminente evacuazione ed iniziarono la fuga. Il 14 settembre arrivarono le truppe tedesche e la maggior parte dei prigionieri furono trasferiti e internati in Germania, ma non prima che centinaia di loro scapparono sulle colline. Un evaso era l’autore sudafricano, Uys Krige , che ha descritto la sua esperienza in un libro dal titolo “La via d’uscita” (1946).

La vicina Villa Orsini fu utilizzata da alti ufficiali britannici e del Commonwealth, tra cui il Generale Sir Adrian Carton de Wiart, Tenente Generale Sir Philip Neame, Maresciallo dell’Aria Boyd, il generale Sir Richard Nugent O’Connor, brigadiere Reginald Miles, il Brigadiere James Hargest.

 

  Il campo 78 visto dall’alto (foto d’epoca)

Campo per prigionieri di guerra n. 78/1 Acquafredda (Pescara)

Nel febbraio del 1943, l’esercito italiano autorizzò il trasferimento nel campo di prigionia di Acquafredda di Roccamorice, costruito nelle aree di impianto industriale della società ALBA, un contingente di circa 350 prigionieri alleati, tra cui numerosi neozelandesi e australiani. I detenuti di guerra provenivano dal campo di concentramento n.78 di Sulmona e furono impiegati in lavoro obbligatorio alle dipendenze dell’industria mineraria in fase di costruzione. Dopo l’8 settembre 1943, a seguito dell’armistizio e della decomposizione sostanziale dell’esercito italiano, gran parte di tali prigionieri prese la via di fuga verso il Meridione, nel tentativo di ricongiungersi con l’esercito alleato. Stante la presenza del fronte di guerra, l’inverno del 1943-44 fu vissuto da parte di questi giovani militari alla ricerca di ripari e di forme di sopravvivenza strenua, con l’aiuto attivo di parte della popolazione locale distintasi per forme notevoli di resistenza civile e con la minaccia incombente dei nazisti. John Broad, un militare neozelandese, ha rievocato in pagine di straordinaria intensità tale vicenda umana e bellica, in particolare raccontando la fuga dal campo di Acquafredda e lo spostamento verso Caramanico. In località Acquafredda restano le rovine di una delle costruzioni del campo, con una traccia ancora visiva delle vicende della seconda guerra mondiale che si cumulano ai segni dell’industria mineraria e a quelli della civiltà agropastorale, il tutto in uno scenario di paesaggio di grande apertura visiva verso i quatto punti cardinali. Un altopiano denso di storia da osservare.

 

   Il campo 78/1 in una foto d’epoca

 

Campo per prigionieri di guerra n. 80 Villa Marina Roma

 

Campo per prigionieri di guerra n. 82 Laterina (Arezzo)

Nel 1941 viene avviata a Laterina la costruzione di un grande campo per prigionieri di guerra, il n. 82; il luogo scelto è la piana posta a valle di Laterina, distante 200 metri dalla periferia del paese, tra la strada provinciale per Arezzo e l’Arno. Il campo dipendeva dal Ministero della guerra ed era tenuto dalle forze armate italiane. Doveva accogliere i prigionieri di guerra inglesi e dei dominions (canadesi, australiani, sudafricani neozelandesi), catturati dalle forze armate italiane nei vari fronti di guerra: nell’Africa settentrionale, nei Balcani, in Grecia. Si trattava di uno dei maggiori campi di concentramento per prigionieri di guerra: il progetto iniziale del campo prevedeva di poter concentrare fino a 12.000 prigionieri. L’intero perimetro occupava una superficie di 15 ettari. Era circondato da un reticolato con doppio filo spinato sorvegliato da alte garitte dove stavano di guardia i militari italiani. All’entrata del campo c’erano gli edifici in cui alloggiavano i soldati italiani, gli ufficiali e il comandante, il colonnello Teodorico Citerni. I militari italiani di servizio al campo erano 800.

Il campo nell’agosto del 1942 comprendeva solo un edificio in muratura, la cucina. In un lato erano alzate numerose tende da campo, in ognuna delle quali alloggiavano diciotto prigionieri. 

 

     Immagine del campo nel 1942. (Raccolta Frank Unwin)

 

Campo per prigionieri di guerra n. 85 Tuturano (Brindisi)

Il campo di concentramento PG 85, ubicato presso la masseria Paticchi, nella bella e fertile campagna di Tuturano, è stato uno di questi e attualmente – come dimostrano le nostre foto – versa in uno stato di totale abbandono.

124 sottufficiali inglesi

1.447 militari di truppa inglesi

1 militare di truppa indiano

147 sottufficiali sudafricani

147 militari di truppa sudafricani

10 sottufficiali neozelandesi-canadesi e altri britannici

146 militari di truppa neozelandesi-canadesi e altri britannici

2 ufficiali inferiori francesi degaullisti – polacchi –greci- norvegesi – slavi (nota: degaullisti)1 militare di truppa francesi degaullisti – polacchi –greci- norvegesi – slavi (nota: degaullista)

1.894 totale militari presenti

 

    Quello che resta del campo n. 85

 

Campo per prigionieri di guerra n. 87 Cardoncelli (Benevento)

Il campo di Benevento, nella schedatura dell’esercito italiano, aveva la sigla P.G. 87, mentre oggi, a livello internazionale, è schedato come Benevento POW Camp 41-14. Come è facile intuire, la sigla POW indica “Prisoners of War” mentre i numeri 41-14 corrispondono alle coordinate geografiche, latitudine e longitudine, di Benevento.Campo P.G. per sottufficiali e truppa (attendato). Nel luglio del 1942 lo Stato maggiore dice di voler trasformare il campo n. 87 da attendato a baraccato, per una capienza di 4.000 posti), in realtà questo sembra non accadere

Nel marzo 1943 non risulta in funzione. In Fuga da Sulmona, l'ex prigioniero britannico Donald I. Jones racconta: "Le nostre esperienze da prigionieri erano state un campo di concentramento a Bengasi nel Nord-Africa, un breve ristoro in un campo di transito a Capua e sei settimane di sofferenze a Benevento. All'inizio di ottobre del 1942 marciammo verso la stazione ferroviaria di Benevento e mentre ci sistemavano disordinatamente nei vagoni sui binari abbandonati, eravamo certi che le condizioni di vita del campo successivo sarebbero state migliori. Partimmo così per Sulmona, a circa 100 miglia verso nord" (p. 7).

 

    Il Campo di prigionia n. 87  come appare oggi

 

Campo per prigionieri di guerra n. 91 Avezzano

Il campo ha fini prettamente agricoli, quando ospitarono prigionieri inglesi, indiani e neozelandesi. Secondo i registri delle presenze, nel marzo del 1943 il campo ospitava ancora circa 4.000 prigionieri.

           

Il campo di concentramento visto dall’alto risalente alla 1 guerra mondiale

 

Campo per prigionieri di guerra n. 98 San Giuseppe Jato (Palermo)

 

Campo per prigionieri di guerra n. 102 Aquila

La Società Anonima Imprese Industriali richiede all'Ufficio Prigionieri di Guerra dello Stato Maggiore dell'Esercito un nucleo di 500 P.G. da utilizzare come lavoratori per la costruzione della caserma funzionale a L'Aquila. Richiesta che viene autorizza dall'Ufficio P.G. il 21 marzo del 1942). Circa un mese dopo, si stabilisce che al campo di lavoro dell'Aquila saranno assegnati - a titolo di esperimento - prigionieri di guerra di nazionalità britannica, scelti su base volontaria e prelevati dai campi P.G. N. 78 (Sulmona) e da un altro campo di cui non si riesce a leggere chiaramente il numero.

 

Campo per prigionieri di guerra n. 103 Monigo (Treviso)

"La coesistenza presso i campi di concentramento di internati civili di Monigo e Chiesanuova dei campi di lavoro base P.G. n. 103 e 120, deve considerarsi sistemazione adottata in via provvisoria e - come tale ritenuta conciliabile fintanto che i campi ic. citati rimarranno alle dipendenze delle autorità militari". Il documento da cui è tratta questa frase - datato 1° aprile 1943 - ci informa dell'esistenza di un campo di lavoro per prigionieri di guerra all'interno del campo di concentramento per internati civili di Monigo, nei pressi di Treviso. Al campo viene assegnato il numero P.G. 103. Da questo campo base dipendono i due distaccamenti di lavoro presso la costruenda diga di Sauris in provincia di Udine, i campo n. 103/VI e 103/VII.

 

Campo per prigionieri n. 106 di Vercelli

Diventato operativo nell'aprile del 1943, nelle settimane successive vi giunsero più di un migliaio di prigionieri. A giugno se ne contavano in tutto 1.509, appartenenti a quattro differenti nazionalità: 100 sudafricani, 151 neozelandesi, 435 inglesi e, infine, 823 australiani. Eccezion fatta per un uomo della Royal Air Force, tutti quanti erano membri dell'esercito ed erano in gran parte soldati semplici.
Il gruppo degli australiani e dei neozelandesi presenti al 106 (che insieme costituivano il 64 per cento dei soldati ridotti in cattività) proveniva perlopiù dal campo numero 57 situato a Gruppignano, in provincia di Udine. Lì, sotto il comando del colonnello dei carabinieri Vittorio Calcaterra, che nel suo ufficio aveva fatto affiggere la scritta: "Gli inglesi sono maledetti ma più maledetti sono gli italiani che li trattano bene", nei mesi precedenti erano stati costretti a sottostare ad una ferrea disciplina, di sovente accompagnata da dure punizioni per ogni minima infrazione commessa. Il loro trasferimento, avvenuto nella maggioranza dei casi su base volontaria, ebbe luogo soprattutto durante il mese di maggio: "Fu la cosa migliore che ci potesse capitare", ha ricordato diversi anni dopo uno di loro.

 

Campo per prigionieri n. 107 di Torviscosa

Il Villaggio Roma sorto nel 1942 come campo di lavoro per prigionieri di guerra, ospitò fino al settembre 1943 un migliaio di prigionieri degli eserciti alleati (650 neozelandesi e 350 sudafricani) catturati dall’esercito italiano nella prima battaglia di El Alamein. La Snia si rivolge quindi direttamente al governo. Nei primi mesi del 1942 dà inizio, in località Vitelleria, ai lavori di costruzione del campo di concentramento: nasce così quello che oggi è il Villaggio Roma. Nel corso degli anni, diversi ex prigionieri o loro familiari hanno chiesto informazioni sull’ex PG 107 e alcuni di loro sono anche venuti a visitare il Villaggio Roma. Due anni fa, sono arrivati, dalla Nuova Zelanda, Ross Montgomery, figlio dell'ex prigioniero Arthur, e sua moglie Vonda, che sono stati accolti dal sindaco e dalla giunta. L'estate scorsa, invece, é venuto dall'Australia Paul Sanderson, figlio di Harold Sanderson.

 

Campo di Torviscosa già azienda Snia

  

Campo per prigionieri n. 113 Avio (Trento)

Il campo P.G. N. 113 di Avio in provincia di Trento entra in funzione tra maggio e giugno del 1942. Viene descritto come un campo di lavoro della capienza di 250 posti e costituito da baracche. Inizialmente, al campo vengono assegnati 200 prigionieri di guerra provenienti dal campo P.G. N. 62 di Grumello del Piano, inviati ad Avio per essere utilizzati in lavori di canalizzazione e sterro per conto della società Idroelettrica del Medio Adige.

 

Campo per prigionieri n. 115 Morgnano (Perugia)

Al 31 marzo 1943 al campo di Morgnano risultano presenti (compresi quindi i prigionieri di guerra assegnati al distaccamento di Marsciano) 499 P.G. così suddivisi: 228 serbi, 105 albanesi, 50 croati, 50 sudafricani bianchi (arrivati proprio nel corso del mese di marzo 1943), 48 montenegrini, 12 nuovi italiani,  2 mediorientali, 1 sloveno e 3 di altre nazionalità).

 

Campo per prigionieri n. 118 Prato Isarco

In un documento senza data (probabilmente riferibile all'estate del 1941), il Nunzio apostolico Francesco Borgongini Duca riferisce di aver visitato un campo per prigionieri di guerra a "Prato Tires sulla sponda dell'Isarco a 7 chilometri da Bolzano. Il campo è costituito dai locali di una fabbrica di birra sulle pendici di un monte, coperto di abeti, che scende al fiume ove è Prato. Di essi [prigionieri] circa 150 sono cattolici; il Comandante, benché tenga divisi gli inglesi dagli australiani, perché non sembra che tra loro vadano d'accordo, gentilmente li fece adunare insieme nel prato" [Archivio segreto vaticano, Ufficio Informazioni Vaticano (Prigionieri di guerra, 1939-1947), 518, fasc.29].

Nella seduta del 28 ottobre 1941, la Commissione interministeriale per i prigionieri di guerra, istituita presso il Ministero della guerra, stabilisce che "per necessità contingenti è stato disposto che i P.G. inglesi detenuti nel campo di Prato Isarco siano trasferiti: al campo di Grupignano i PG. australiani e dei domini, al campo di Sulmona i 300 P.G. inglesi, al campo di Capua i rimanenti P.g."

 

Prato all’Isarco, il campo di prigionia in una ex birreria

 

Campo per prigionieri n. 120 Chiesanuova (Padova)

Il campo P.G. N. 120 appare per la prima volta nell'elenco dei campi per prigionieri di guerra del 31 marzo 1943. In quella data al campo risultano assegnati 110 prigionieri di nazionalità neozelandese e 510 militari sudafricani (bianchi). Ad ogni Distaccamento viene assegnato un numero romano. Così, ad esempio, il 23 marzo del 1943 si dispone la costituzione di un gruppo di 60 prigionieri di guerra sudafricani prelevati dal campo P.G. N. 65 (Gravina in Puglia) che vanno a costituire il distaccamento 120/X da utilizzare come lavoratori agricoli presso la tenuta Valgrande (scalo ferroviario Sant'Anna, ferrovia Rovigo-Chioggia).

 

Mappa della dislocazione del campo n. 120 di Chiesanuova

 

Campo per prigionieri n. 122 Cinecittà Villaggio Caroni (Roma)

Il 23 marzo del 1942 viene comunicato l'imminente entrata in funzione del campo di lavoro per prigionieri di guerra P.G. N. 122 di Cinecittà, presso Roma. Al campo saranno assegnati inizialmente 400 prigionieri di guerra. Da una successiva lettera si capisce che al campo di Cinecittà è stato assegnato un certo numero (300 o 400) di prigionieri di guerra sudafricani neri, per essere utilizzati come comparse nella realizzazione del film "Bayer 205". La lettera stabilisce anche la paga da corrispondere ai P.G. e le norme per il loro eventuale utilizzo nella lavorazione di altri film. Ufficialmente, i primi 300 internati sono registrati nel campo di Cinecittà nello specchio della fine di giugno 1942. Sono tutti di nazionalità sudafricana*. I prigionieri di guerra salgono a 562 alla fine dell'anno 1942). A gennaio 1943 si aggiungono ancora dei prigionieri di guerra, questa volta però di nazionalità inglese. Così, il 31 marzo dello stesso anno al campo N. 122 ci sono 216 inglesi, 7 sudafricani bianchi, 570 sudafricani di colore, 1 degaullista bianco.

All'inizio del febbraio 1943, l'Ufficio prigionieri di guerra autorizza un'ulteriore cessione di 100 prigionieri di guerra di nazionalità sudafricana (è specificato negri), dal campo PG. 122 per conto del Ministero dell'Aereonautica.

 

Campo per prigionieri n. 129 Montelupone (Macerata)

Con una capienza di 150 posti per lo più indiani e ciprioti.

 

Campo per prigionieri n. 133 Novara

In un documento dello Stato Maggiore del Regio Esercito si legge in data 16 marzo 1943: “Occorre provvedere urgentemente alla costituzione del campo di lavoro base per prigionieri di guerra di Novara, destinato a inquadrare inizialmente 10 distaccamenti di lavoratori per complessivi 404 prigionieri di guerra”.

 

Campo per prigionieri n. 134 Castelnovetto

 

Campo per prigionieri n. 136 Bologna

Il campo per prigionieri di guerra è attivo dall’ottobre 1942ed ebbe motivazioni e carattere sperimentale. Vengono inviati 25 P.G. dal campo n. 65 di Gravina di Puglia e destinati ad un possibile distaccamento di lavoro presso Magazzino Principale Ricambi di Piacenza.

 

Campo per prigionieri n. 145 Montorio a Vomano (Teramo)

Il campo di lavoro per prigionieri di guerra numero 145 viene istituito in seguito a una richiesta avanzata dalla società "Terni".  Il 21 marzo del 1942, lo Stato Maggiore dell'Esercito autorizza la società Terni ad utilizzare 300 prigionieri di guerra "da adibirsi a lavori di sterro per gli impianti idroelettrici del Vomano (Teramo)”. 

 

Campo per prigionieri n. 146 Mortara (Pavia)

“Il campo di Mortara si chiamava “Campo di Prigionia n° 146”, è facile capire per quale motivo si trovava in questa cittadina: le linee ferroviarie arrivavano da ogni direzione. Il primo campo venne istituito proprio qui. In poco tempo vennero creati altri campi di lavoro e prigionia a Castel d’Agogna, Robbio, Ferrera, Langosco, Sartirana, Ottobiano, Carbonara Ticino e Villa Biscossi. A metà del 1943 i campi di Prigionia in Lomellina erano 32! Ognuno di essi aveva un codice identificativo, che iniziava con il n° 146/ e poi proseguiva con 1,2,3 ecc. In questi vi erano oltre 130 prigionieri di guerra la maggior parte Inglesi, Canadesi e Americani.

“Nella nostra zona il lavoro maggiormente richiesto era il contadino, e non a caso questi luoghi di reclusione erano posti nelle cascine, come ad esempio a Borgo S. Siro nella Cascina Vignazza  a Ferrera Erbognone nella cascina Confaloniera ecc. I prigionieri lavoravano quasi tutto il giorno, aiutando i contadini locali sebbene erano in prigione, avevano la possibilità di parlare, di avere cibo e acqua quando volevano e soprattutto riuscivano ad interagire con le persone circostanti. Tanto che molti di essi, vennero colpiti dalla “Sindrome di Stoccolma”, ossia non vedevano i loro carnefici come un pericolo, ma come un aiuto. L’8 settembre 1943 con l’armistizio firmato dall’Italia con gli alleati, i campi vennero abbandonati da chi li controllava. Molti prigionieri decisero quindi di scappare, altri di rimanere proprio perché sapevano che si stava bene e nessuno avrebbe fatto del male a loro. Pochissimi giorni dopo i Tedeschi presero il comando e tutti coloro che erano scappati erano ricercati. La popolazione locale era invitata a segnalare i fuggitivi e chiunque potesse dare informazioni riceveva 1800 lire.

Parecchi soldati prigionieri, vennero catturati e uccisi o inviati in campi di concentramento in Germania. Con il finire della Seconda Guerra Mondiale, le cascine ripresero il loro vero e proprio ruolo, il filo spinato, le finestre con inferiate e le catene vennero tolte e forse anche la memoria di questi luoghi… così crudi… così dolorosi, dove centinaia di persone persero la vita… Luoghi ove i sopravvissuti hanno deciso di tornare per ringraziare chi in quei momenti così tristi li ha aiutati”.

Tratto dalla “Rubrica curata da Simone Tabarini di storiedellalomellina.altervista.org

 

Campo per prigionieri n. 148 Bussolengo (Verona)

Pol di Bussolengo è un Campo costruito ex novo. Secondo un documento dello Stato Maggiore dell'Esercito, doveva contenere 788 prigionieri. I prigionieri trovano lavoro presso aziende agricole, per la costruzione di manufatti civili e così via. Solitamente sono volontari di truppa e sottufficiali, gli ufficiali sono esentati dal lavoro salvo loro espressa richiesta. Nei Campi di lavoro il tempo passa più alla svelta, si può socializzare meglio anche con la popolazione locale e il vitto è più abbondante, e ci si può tenere in buona forma fisica... e forse c'è qualche possibilità di fuga più concreta. I P.G. non possono, in base alle Convenzioni di Ginevra, essere utilizzati per lavori a sfondo bellico e l'Italia applica le Convenzioni salvo pochissimi e insignificanti casi.

 

 

OSPEDALI MILITARI

201 Bergamo

202 Lucca

203 Castel San Pietro

204 Altamura

"Sezione dedicata in allestimento"

205

206 Nocera Inferiore

 

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

Carlo Spartaco Capogreco I campi del duce, Einaudi 2004

 https://campifascisti.it/

http://www.coninfacciaunpodisole.it/marche/87-fermano/202-i-campi-di-concentramento-di-servigliano-e-monte-urano

http://www.dalrifugioallinganno.it/campi_veneto_exjugo_chiesanuova.htm

https://www.marsicalive.it/la-storia-le-foto-depoca-e-quello-che-resta-del-pg091-il-campo-di-concentramento-di-avezzano-photogallery/

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Francesco Morante, Riscoperte storiche, Prigioni di guerra del 1942 4.000 inglesi a Benevento https://www.academia.edu/12297014/Il_campo_di_prigionia_di_Benevento

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